mercoledì 19 dicembre 2012

Domande indiscrete e risposte facete.





Io e un mio amico continuiamo a trovarci davanti ad amici / conoscenti che ci pongono la seguente domanda: “Ma voi due fate sesso?”.
Sebbene il primo istinto sia replicare con un: “Ma farti un mazzo di cavoli tuoi?”, abbiamo deciso di stilare un elenco di possibili risposte che lascino perplesso l’interlocutore.
 Eccolo.

  • L’abbiamo fatto per 18 ore e 32 minuti nella punto. Sapessi il divertimento, senza ammortizzatori.
  • No, perché sono allergica al suo sudore.
  • Sì, l’abbiamo fatto appesi al campanile della chiesa.
  • Lo facciamo a testa in giù.
  • Lo facciamo solo il weekend, ma escludendo il sabato e la domenica.
  • Sì, ma la mia religione mi impedisce di farlo in un anno diverso da quello della scimmia.
  • Sì, ma lei è esigente: per farlo vuole un tappetino elastico, due tavole da surf e uno stendino.
  • Sssshh! I russi non devono saperlo!
  • Sì perché dobbiamo tenere sempre aggiornato il nostro blog sulle avanguardie del sesso fetish.
  • Sì, stiamo scrivendo un libro che si chiamerà: “Kamasutra 2, sesso e consigli di cucina”
  • Certo, ma sai che fatica ogni volta trovare uno scimpanzé albino?
  • Certo, ma sai che fatica ogni volta trovare una squadra di rugby disponibile?
  • Certo! Non ti ho mai raccontato di quella volta in monopattino?
  • Sì, ma lei è piromane e vuole sempre un edificio in fiamme in vista; e io mi devo vestire da pompiere, perché dice che altrimenti non “si scalda”.
  • Ci hanno bandito dalla biblioteca, ma lei vuole farlo solo lì.
  • Sì, ma sono stufo di dover gridare sempre “Alohmora” per convincerla ad aprire le gambe.
  • Sì, ma mi devo esercitare col “petrficus totalus” perché lui soffre di eiaculazione precoce.
  • Lui è nerd e lo vuole fare solo wireless.
  • Sì, ma lei è fissata con le medie alte in università, quindi non accetta prestazioni sotto i 27 minuti.
  • Guarda, è un macello: ora che ha fatto il musical di Aladdin vuole solo cammelli.
  • Le ho messo la cintura di castità prima che partisse per le vacanze, ma ho perso la chiave.
  • Siccome lei è calabrese, ogni volta prima del coito devo mangiare 1 kg di soppressata, per dimostrare di essere un vero uomo.
  • I giorni dispari non ho voglia io, i giorni pari non ha voglia lui.
  • Solo quando Urano è in quadratura con l’Ariete o Venere passa per la cintura di Orione.
  • Solo alle 12:34
  • Solo quando in questo quartiere vi farete i cazzi vostri.

mercoledì 14 novembre 2012

Occupy your brain.


Comincio dicendo che ritengo che il diritto di sciopero sia sacrosanto e debba essere rispettato; e penso anche che in alcune situazioni i cittadini abbiano il fottuto dovere di manifestare.

Ma esiste una sana e santa differenza tra questo e la manifestazione violenta e distruttiva, che non ha nessun senso e nessun vantaggio.

Faccio questo ragionamento alla luce di ciò che mi é successo stamattina: sono arrivata in università e ho trovato tutto sprangato; centinaia di studenti costretti a rimanere fuori perché 5 (e dico sul serio, erano proprio 5) teste di cazzo - permettete il francesismo - si sono convinte che chiudersi dentro, fermare le lezioni, imbrattare i muri e RUBARE I SECCHI AI BIDELLI sia il modo migliore per difendere il proprio diritto all'istruzione. 

Geniali, davvero. Meritereste un premio.


E, soprattutto, sono stufa marcia di sentirmi dire, grazie a questi idioti, che tutti noi giovani siamo: insoddisfatti, inattivi, inadeguati, impreparati, choosy, disinteressati, violenti, facinorosi, scioperati, svogliati, maleducati, ignoranti, ecc.

Voi che mi applicate queste etichette siete esattamente l’allegoria di quello che dite: incarnazione dell’ignoranza e del populismo; e mi dispiace per voi, sapete? Sì, mi dispiace perché la vostra mentalità vi impedisce di vedere oltre al vostro naso e oltre allo schermo del vostro televisore, che vi propina solo ciò che vuole.
Probabilmente non vi rendete conto che, se c’è tutta questa ignoranza, maleducazione, violenza, ecc, la colpa è anche vostra: voi siete venuti prima di noi, voi dovevate preoccuparvi di cambiare il vostro futuro e quindi il nostro presente.

Ma mi dispiace soprattutto perché non leggerete mai questo mio sfogo e, se mai mi capiterà di discutere di questi temi con uno di voi, so già che la sua risposta sarà: «Ma cosa vuoi saperne tu? Sei ancora troppo giovane!» e poi se ne andrà inveendo mentalmente contro di me, ragazza maleducata che ha osato contrariare la sua senile saggezza.





 

giovedì 20 settembre 2012

Cammino di Santiago: viverlo per credere.

Sono davanti al computer da un’ora ormai, e ancora non riesco a trovare un incipit che si rispetti per questo post.
“Scrivi qualcosa sul Cammino di Santiago”, mi sono detta; fosse facile, mi rispondo!
Potrei raccontarvi delle tappe percorse, con i monumenti e le città che abbiamo visto; oppure potrei parlare dei miei preparativi per il viaggio; o, ancora, potrei lasciarvi col fiato sospeso mentre vi descrivo le peripezie che abbiamo affrontato.
Già, potrei. Ma non lo farò.
Non lo farò perché sarebbe inutile, non riuscirei a farvi capire tutto ciò che ho – anzi, abbiamo –  provato in questa esperienza. Vi parlerò, invece, di quello che mi è rimasto una volta tornata a casa, partendo da delle semplici parole.

Amicizia. Quei giorni passati insieme mi hanno fatto scoprire la bellezza e la profondità di certe persone che conoscevo da una vita, ma che non avevo mai incontrato realmente; il clima di totale condivisione, fiducia e affidamento che si era creato tra noi sia dai primi giorni era incredibile, penso che da sola non sarei riuscita nemmeno ad arrivare alla fine della prima tappa.

Superfluo. il Cammino mi ha insegnato a fare a meno di ciò che non è necessario: serve leggerezza prima di tutto. Una leggerezza fisica, perché nello zaino non bisogna infilare zavorre inutili, ma anche spirituale: nel percorso ci si libera dei pensieri più tristi e pesanti, si pensa a camminare, ad andare avanti, ad essere forti per se stessi e per i propri compagni di viaggio; anche nel silenzio i problemi sono messi in comune e, condivisi, sono più leggeri.

Incontro. Camminando ci siamo imbattuti in moltissime persone, pellegrini e non, che però sembravano avere qualcosa in comune: il sorriso. Incrociarsi significava incontrarsi, e l’incontro è sempre un momento di gioia e di scambio, sia questo un saluto, uno sguardo, un augurio o un sorriso. Ma l’incontro non è solo esteriore: nei momenti di silenzio si è obbligati a guardarsi dentro e a incontrarsi/scontrarsi con quei lati di noi stessi che proprio non ci vanno giù… insomma, non è sempre facile!

Fatica. Uno dei punti di forza del Cammino, direi. La fatica si mette sempre in conto, prima di partire; ci si aspetta di sudare, avere mal di schiena, mal di gambe, vesciche ai piedi… Tutte cose che capitano, è un dato di fatto. Ma senza questi “intoppi”, che Cammino sarebbe? La fatica e le difficoltà aiutano a crescere, a capire i propri problemi e a risolverli, siano causati da scarpe troppo dure, da uno zaino troppo pesante o da un nostro atteggiamento sbagliato e dannoso.

Fede. Credo sia la parola più bella, ma anche la più difficile, che racchiude un po’ tutte le precedenti. Il Cammino è stato un’occasione per crescere spiritualmente, leggendo la Parola di Dio ogni giorno e meditando insieme sull’amore e sulla gioia del credere in Lui. Un percorso di questo tipo, basato sulla fatica, sugli incontri e sull’amicizia, sarebbe vuoto se non fosse costruito sulle solide basi di una Fede profonda in Qualcuno di grande, che unisce le nostre vie e le nostre vite, rendendoci fratelli e compagni. La mia fede spesso è stata traballante, e lo è tuttora: sono umana, non sono perfetta. Ma parlare liberamente delle mie paure con gli altri e avere ogni giorno la possibilità di confrontarmi con Gesù nel Vangelo mi ha dato l’opportunità di capire che affidarsi a Lui è bello, gioioso, non deve farmi temere per il mio futuro: Fede è Fiducia. 

Concludo qui la mia testimonianza, sperando di essere riuscita a descrivere almeno un pochino la bellezza di questa esperienza. “Ma non hai parlato del vostro arrivo a destinazione, a Santiago!”, potreste dirmi.
Avete ragione, ma non l’ho fatto perché ho scoperto che la meta non è il punto di arrivo: “la meta è il Cammino”.


giovedì 17 maggio 2012

Non piangere sull'ego versato.

Cosa c'é di peggio di chi si piange addosso?
Forse c'é solo chi si piange addosso non avendo il diritto di farlo.

C'é una persona in particolare che continua a piagnucolare perché non ha la ragazza.
Si lamenta con tutti: con i compagni in università, con gli amici a calcio, con l'oroscopo sui giornali gratuiti che trova in metropolitana...col mondo intero, insomma.
Non si limita alla pratica del piagnisteo lacrimevole se stesso, ma si lancia anche in sfoghi di acidità sugli altri: giudica l'aspetto di tutte le ragazze del circondario, urla contro le coppiette che incontra in giro, colpisce con frecciatine velenose i suoi amici, a volte trattandoli con sufficienza (per scherzo o sul serio, non é dato saperlo)...

La parte più tragica é che il suo essere solo é esclusivamente colpa sua.

Non é un brutto ragazzo, anzi.
Credo sinceramente che sia uno dei più carini del nostro anno.
La sua intelligenza e preparazione sono impressionanti; é sveglio, simpatico, spigliato.
E allora perché diamine é solo?

Perché tale vuole essere, ecco qual é la risposta.

Caro mio, perché ti lamenti tanto se sei il primo a dire che non ti accontenti mai?
Esiste una sana via di mezzo tra l'essere puttaniere e la selettività totale, ma tu non consideri nemmeno lontanamente la possibilità di intraprendere questa strada.
Vuoi che lei ti ami per come sei, per come ti muovi, per quello che dici e per come lo dici.
Vuoi che lei capisca quello che pensi solo guardandoti negli occhi.
Vuoi che abbia le tue stesse idee politiche, religiose, culturali, etiche.
Vuoi che ascolti la tua stessa musica e che abbia i tuoi stessi passatempi.
Vuoi che sia simpatica ai tuoi amici e che ami la cucina di tua madre.

Tu non vuoi una ragazza, tu vuoi un altro te.
Sei così innamorato di te stesso da non capire che hai costruito un'immagine di LEI che non è altro che una TE al femminile.
Una TE con le tette grosse.
Poi ci ripensi e dici che tutti i tuoi parametri sono soltanto delle scuse, che non ci credi davvero.

Allora per te c'é solo l'amore autentico, quello che arriva all'improvviso, in modo del tutto inaspettato e fortuito, come una folata di aria fresca durante un caldo pomeriggio estivo.
Vuoi essere stupito, vuoi essere conquistato all'istante.
Vuoi capire subito che lei è QUELLA GIUSTA.
Ma come puoi dire che lei é quella giusta, se non le dai nemmeno la possibilità di provare ad esserlo?
Tu scoraggi, metti in soggezione.
Le ragazze fuggono non perché sei brutto, o antipatico, o "sfigato": fuggono perché si sentono inadeguate.

Dici di amare le donne e l'amore, ma non é vero: tu hai paura delle donne e dell'amore.

Apri gli occhi, guardati intorno senza porre paletti davanti al tuo cammino; scoprirai che vicino a te c'é almeno una ragazza che farebbe di tutto per poterti essere accanto, per sostenerti e per vederti felice.
Una ragazza che quando ti guarda negli occhi sembra volerti leggere l'anima.
Magari non sarà "QUELLA GIUSTA" per sempre, ma potrebbe essere "QUELLA GIUSTA" per ora.

Perché non provare?




giovedì 10 maggio 2012

Pensiero gordiano.

Dopo una pausa di n alla n giorni, ecco che torno a devastarvi le pupille con i miei deliranti post.
Ordunque, da dove iniziare?
Magari con un avvertimento: sappiate che ciò che state per leggere è un flusso di coscienza, probabilmente non avrà un filo logico né un senso.

Un senso.
Un senso deve averlo per forza.
Magari non è accolto dalla maggioranza, o oggettivamente coerente, ma un senso c'è sempre.
Quello che dice Vasco è una puttanata (#youdontsay). Ah, Vasco si sposa. C'è speranza per tutti. 

Un pappo di un pioppo mi osserva arcigno da dietro il vetro. I pappi sono fastidiosi, anche per chi non ha l'allergia. In questo periodo sembra che Milano sia popolata da minuscole pecore volanti, che non vedono l'ora di esplorare le tue narici. Sì, le TUE, o proprietario degli occhi che leggono queste righe.

A proposito di righe, quest'anno sono tornate di moda. Devo aggiungere "zebre" all'elenco della fauna metropolitana locale.
Con l'arrivo della primavera, oltre che dalle pecore volanti e dalle zebre, Milano è invasa da gente stramba.
I migliori sono i giapponesi, tutti dotati di macchina fotografica professionale con superzoom mega ottico a inquadratura ampia sailcazzo; le giapponesi probabilmente si vestono al buio e ancora non hanno capito come funzionano le stagioni, dato che in inverno vanno in giro in infradito e in estate con gli stivali pelosi.

Gli stivali pelosi. Che invenzione raccapricciante. Perchè una persona normale dovrebbe comprarsi degli stivali pelosi?
Già, forse la gente normale non li compra. Siamo in pochi a essere rimasti normali.
Ormai la normalità é rara più di un Nokia3310.
I dodicenni di oggi non sanno cosa sia un Nokia 3310, sono i c.d. "nativi digitali". Che definizione idiota.
Chi inventa questi termini? "Nativo digitale" mi sa di uno concepito via web.

Ho un esame di informatica tra una settimana e non ho voglia di studiare.

Non ho voglia di fare nulla.

Vorrei essere un gatto.

Odio la primavera.

Ciao.


mercoledì 4 aprile 2012

Questo post è stato pubblicato a mia insaputa

Fresca fresca di ieri è la notizia che il nostro amico Umberto "iocelhoduro" Bossi ha fatto un re-styling di casa sua: "E sticazzi?", verrebbe da dire.
Invece ci ritroviamo ad avere mezzo Paese che si sdegna per questo annuncio.
Perchè? Mi sembra ovvio: il senatur afferma di essersi ritrovato con la villetta di famiglia ristrutturata a sua insaputa.

*pausa meme*
Dai, sul serio.
Ma si può essere tanto deficienti da dire una cosa simile (e credere anche che il popolo ci crederà)? Caro Umbi, questa raccontala al Trota.

Mi lascia molto amareggiata un'altra conseguente riflessione: possibile che la nostra classe politica sia messa così male? Guardando i giornali vedo campeggiare in prima pagina titoloni come: "Mazzette in Lombardia", "Scajola non sapeva", "Vi mostro il lettone di Putin", "Lusi prende i soldi e scappa", "Pigiare un bottone alla Camera è stancante"... e nessuno che dica "Scusate, ho sbagliato!", quando nel resto del mondo la gente si dimette PER AVER COPIATO UNA TESI DI LAUREA.

Mi viene da vomitare.

Non è questione di destra, di centro o di sinistra: c'è marcio ovunque.
Non mi piace fare demagogia, ma il mio pensiero può andare solo in questo senso: questi sguazzano nei soldi e nella corruzione e poi si indegnano se si parla di decurtare un minimo i loro stipendi da nababbi.
Ma forse non è tutta colpa loro: alla fine in Parlamento li abbiamo mandati noi.
Facendo un triste parallelismo, potremmo dire che "Siamo ciò che votiamo".
Certo, la legge elettorale attuale non ci ha dato molta alternativa di scelta su certi individui, ma è pur sempre vero che alcuni di loro sono volti piuttosto noti (altri, purtroppo, lo sono diventati).

Pensavo fossimo arrivati a grattare il fondo del barile con lo scandalo di Mr. B. e le cosiddette "Olgettine", ma evidentemente mi spno sbagliata: qui il fondo l'abbiamo consumato, stiamo scavando con le unghie nell'argilla. Mi chiedo se troveremo il petrolio prima o poi, o se - data la nostra situazione - ci imbatteremo solo in una qualche discarica tossica abusiva, ben nascosta nel sottosuolo della nostra classe dirigente. Ormai non mi stupisco di niente.

Povera Italia.

mercoledì 21 marzo 2012

Uomo è meglio (?)

Da un po' di giorni mi ritrovo a discutere con i miei colleghi di università sulla eterna lotta sessista per la supremazia (di che non si sa).
Io ritengo che essere uomo abbia degli indiscutibili vantaggi:
1) Niente depilazione con ceretta e altri mezzi di tortura simili, a meno che vuoi non siate degli omoni palestrati che hanno il bisogno di sentirsi più lisci di un culo di bambino (permettetemi di inorridire D: )
2) Niente ciclo e affini! Ragazzi, sapete che affare? Oltre al fatto che si risparmia una barcata di soldi in assorbenti, non avete la scocciatura di 5 giorni di dolori e scazzi. Ok, forse di scazzi sì, se avete a che fare con un qualsiasi essere vivente di sesso femminile in fase mestruale.
3) Non avete problemi di molestie verbali, davvero fastidiose(una mia amica è stata apostrofata di recente con un "MIAAAOOO"in metropolitana ).
4) I capelli si asciugano prima, perchè teoricamente in media li avete più corti di noi donne.
5) Quando uscite la sera non dovete truccarvi e mettervi i tacchi. (sempre che non rientriate nella categoria "travestito")

Però - mi fanno notare i miei amici maschetti - anche essere donna è ha dei lati positivi. Quali?
Pare che abbia un grosso vantaggio economico nella vita di coppia, dato che per la società le donne fanno le mantenute.
E poi NOI donne abbiamo la scusa del sogno della cavalleria, per cui possiamo evitare di fare il primo passo in una relazione: sì, sarebbe bello, se non fosse che i maschietti di oggi sono così timidi o addormentati o pretenziosi che questo sogno diventa una vera utopia.
Ultima ma non ultima è "la teoria del rifiuto": mi dicono dalla regia che noi donne abbiamo un grosso privilegio, che sia chiama "poter dire no a una richiesta di appuntamento", mentre gli ometti si sentono in dovere di accettare proposte anche di cessi a pedali. La cosa mi turba, ma visto il punto precedente potrebbe essere vero; me lo sapete confermare?

Tirando le somme, ci sono ingenti benefici da entrambe le parti. In ogni caso, vivete bene la vostra vita.

venerdì 16 marzo 2012

La timidezza uccide.

C'era una volta, in un piccolo regno lontano lontano, un giovane ragazzo di nome Timmy.
Timmy era molto timido e tutti i suoi amici lo prendevano in giro.
"Non avrai mai una fidanzata!", dicevano.
Avevano ragione: Timmy morì solo.
Fine.

lunedì 5 marzo 2012

CSI: inchinatevi al genio.

Per puro caso sono capitata su una puntata random di CSI.
(in questo momento in realtà c'è Mastrota che cerca disperatamente di vendermi un materasso. *sbadiglia*)
Che dire?
Ha appena fatto il suo ingresso una scienziata biondona che non fa altro che ridere e rispondere in modo banale a battute oltremodo prevedibili, quali: "Che fai, il tuo numero me lo dai adesso o tra dieci minuti?"  "Ah, è così che ci provi di solito? Dimmi, funziona?".
Tripudio di fuffa televisiva, insomma.
Ora mi rivolgo agli autori di queste grandi serie televisive: ma queste battute ve le scrive un barbapapà? Le trovate in omaggio nei fustini dei detersivi Lidl?
Per favore, illuminatemi. Non é normale.
Poi mi fanno molto molto ridere le fantastiche deduzioni dei protagonisti: "Ehi, Rick, guarda! Quella farfalla ha un'ala storta! Da questo si intuisce che  il nostro assassino quando aveva 8 anni è stato colpito da un un annaffiatoio lanciato dal terzo piano della sua scuola elementare, procurandogli il gomito del tennista" "Analizzando la forfora del morto, posso dedurre che l'assassino ha mangiato sushi nel Natale 2007"
Ma dai, paradossale...
Vi lascio con una scena splendida: parte la pubblicità e una voce femminile dichiara: "La bomba è stata creata per massimizzare caos e vittime"
Mio padre: "Ma va? Chi scoperta i cazzu! A ficiru mu' faci BUM??"
Vi auguro di averla capita.

mercoledì 29 febbraio 2012

La giornata di un esaminatore.

Buonsalve a tutti!

Sono reduce da un esame devastante, che mi ha dato modo di constatare quanto il livello di stonzaggine e frustrazione possa raggiungere picchi elevati nei cosiddetti ASSISTENTI UNIVERSITARI *TA DADADà!* (ho cercato su google come si scrive "Ta dadadà", NdR).

Signori, mi domando: esite forse al mondo un impiego più svantaggioso e svantaggiato? La risposta é no.
Vi espongo subito la mia teoria, prendendo ad esempio un ASSISTENTE-TIPO (chiamiamolo Bob) che si può trovare in una qualunque facoltà di giurisprudenza della nostra ridente (?) penisola.

Eccolo lì, seduto dietro un traballante banco di legno, in una polverosa aula gremita di studenti terrorizzati, incazzati, nervosi e sudaticci che aspettano di essere sottoposti al tremendo giudizio. Loro lo guardano, sono intimoriti; si chiedono: "Sarà stronzo? Non lo sarà? Si farà corrompere da un occhio languido o da una prosperosa scollatura?".
Lui fissa il vuoto.
Il pover piccolo assitente Bob attende che arrivi il temuto Professore, Capocommissione nonché suo Superiore. Egli incute timore su ogni altro, si aspetta un ottimo risultato da assistenti e da studenti, ritenendo la propria materia superiore per interesse e importanza a qualsiasi altra (ILLUSO). Il sentimento che prova Bob è il panico: non vuole deludere il Capo, ma si ricorda la sua vita dall'altra parte del banco e, sotto sotto, si odia un po'.
Bob era un ragazzo pieno di sogni, qualche anno prima. Desiderava laurearsi, trovare un lavoro, metter su famiglia e vivere felice. Ma ciò non è accaduto. "Perchè? - si chiede - Perchè proprio io devo essere qui, a fare l'assistente. Perchè non posso essere professore? Ho trent'anni, mi sono laureato con 110 e lode e un anno in anticipo e ora mi ritrovo qui, ad ascoltare valanghe di ragazzetti che detestano la materia che io amo tanto". Qui interviene la rabbia: tu, indegno studente medio, non puoi trovare inutile questi argomenti, che sono il pane quotidiano di Bob. Lui ci campa, capisci? E se intuisce che a te non interessa niente, lui si inalbera e il suo ego ferito cerca vendetta.
Poi arriva il momento di interrogare: davanti agli occhi di Bob si succedono decine di facce traumatizzate, rancorose, strafottenti, piene di panico...
Bob  sa che una buona percentuale di quelli che ha esaminato lo odiano perchè, secondo loro, "Quel Bob lì è stato proprio stronzo!", mentre altri lo ricorderanno per sempre come "Quell'angelo di assistente che mi ha promosso con X all'esame Y!".
Povero Bob, é esausto. Si é guadagnato pochi euro e molti nemici oggi, non é affatto felice.
Si alza dalla sua postazione traballante e si congeda dal Capo con un stretta di mano: "Arrivederci, Bill", dice il Superiore.
...
BILL.
BILL.
BILL.
"Che gran bella vita di merda".
Hai proprio ragione, Bob.

lunedì 20 febbraio 2012

Who's gonna die today?



Da una settimana non faccio altro che desiderare di ammazzare qualcuno.
Non sul serio, eh... non sono ancora arrivata all'esasperazione! Mi limito a pensare nella mia testolina: "Oh, come vorrei vederti sparmato/a sull'asfalto, investito da un tir guidato da me medesima!".
In ordine cronologico, ho pianificato la morte di:
1) Una vecchietta in metropolitana, che aveva "Libero" sotto il braccio e sbraitava qualcosa contro i meridionali.
2) Un commando di sostenitrici di Justin Bieber, che mi hanno tagliato la strada in piazza Duomo, inneggiando al loro idolo (mi sapete dire quanti anni di sfiga mi aspettano?)
3) Un piccione con istinti kamikaze, che per un pelo non si è spiaccicato sulla mia faccia.
4) I tamarri del mio quartiere, che fanno dei versi ignobili ogni volta che passo davanti a loro. Devo fare una ricerca antropologica e scoprire che cosa significa: sarà un rito tribale? Un richiamo all'accoppiamento? Chissà.
5) I miei vicini di casa, che si sono messi a copulare rumorosamente mentre io cercavo di studiare diritto commerciale: capisco la foga del momento, ma, dato che non mi interessa conoscere le vostre perversioni, preferirei non gridaste al mondo quello che sta succedendo nel vostro nido d'amore.
6) I miei vicini di casa (parte2) che hanno trovato particolarmente affascinante la canzone "Carlo" e non fanno altro che ascoltarla e riascoltarla tutto il giorno.


Non ho nemmeno il ciclo come giustificazione.
Cercherò di calmarmi con una buona dose di camomilla e qualche ora di taichi - una quindicina dovrebbero bastare.


venerdì 3 febbraio 2012

Scusa, sapresti per caso...?

Scena di ordinaria vita milanese #1
Alla fermata dell'autobus, lui si avvicina a lei: "Ciao! Sai dirmi che ora è?"
"Sì, un attimo... le 5 e mezza"
"Grazie mille! Comunque piacere, io sono Sam"
"...piacere, Valentina"
"Sei libera stasera?"
Lei lo guarda male e se ne va.

Scena di ordinaria vita milanese #2
in libreria, lei sta sfogliando "Consuelo", di George Sand
Lui: "Scusa, mi sai dire dove posso trovare i libri di Volo?"
Lei lo guarda perplessa
"Oh, non sei una commessa! Scusa!"
"Figurati"
"Che leggi?"
"... George Sand"
"Ah, che scrittore fantastico! E' un uomo così pieno di inventiva!"
Lei sospira rassegnata: "Credo che i libri di Volo siano in quello scaffale laggiù". Posa il libro e se ne va.

Scena di ordinaria vita milanese #3
Parco Sempione, lei disegna seduta su una panchina.
Lui: "Ehilà, che disegni di bello?"
Lei sussulta per lo spavento.
"Scusa, non volevo spaventarti! Ma hai degli occhi meravigliosi!"
"Excuse me, I don't understand"
"Ah, sei inglese! English?"
"Yes"
"Che cazz proprio inglese..."
"What?"
"Nothing! Beautiful eyes! Fantastic DISEGN!"
"Oh...ehm... Thank you"
Squilla il telefono di lei
"Oh, sorry, I must answer!"
"Yes, yes...I go!" si alza e se ne va, ma resta a una distanza tale da poter sentire.
Lei: "Meno male che mi hai chiamato, c'era il solito pirla che tentava di approcciare"


MORALE: non importa quanto tu sia fantasioso e spavaldo, farai sempre la figura del pirla. Salvo rare eccezioni.

venerdì 27 gennaio 2012

Metti due donne e della cioccolata...

“Tesoro, mi accompagneresti in centro?”
“Ma non c’è lo sciopero dei mezzi?”
“Ho controllato, la metro funziona”
“Mmmm…ok. Dove vuoi andare?”
“A fare due passi”

Questa è stata la conversazione con cui stamattina Madre mi ha dato il buongiorno. Faceva freddo e non avevo voglia di uscire, ma l’alternativa era rimanere in casa studiare diritto commerciale – ergo, sono volata fuori.
E ho fatto bene.
Quell’angelo in terra che è la mia genitrice non mi ha portato a fare due passi, mi ha portato in paradiso: LA FIERA DEL CIOCCOLATO.

Un minuto di silenzio, in memoria della visione celestiale che ho avuto davanti.

Banchetti pieni di praline, tronchetti, tavolette e mini sculture di ogni tipo. Cioccolato bianco, fondente, al latte, con le nocciole, con i frutti di bosco, al pistacchio, alla fragola…
Ingrasso solo ripensandoci.
Io e Madre ci siamo aggirate tra gli stand a caccia di assaggini, riuscendo ad accaparrarci una quantità indicibile di arancia candita e baci al tartufo. Sì, siamo due scroccone coi fiocchi.
Dopo aver analizzato attentamente i prodotti, ci siamo decise ad acquistare giusto un paio di cose:
-          un martello di cioccolato fondente, per il povero padre che era al lavoro (il martello ha un significato profondo nella simbologia della nostra famiglia);
-          due etti di praline al rum ricoperte di finissimo fondente 80%, cui madre ha fatto la corte per una mattinata intera;
-          una stecca di cioccolato bianco al pistacchio, il mio personale peccato di gola.

Ora posso morire felice.

martedì 10 gennaio 2012

Così parlò l'uomo-pignatta

NOTA PER IL LETTORE: Questo post contiene acidità, insofferenza e un pizzico di frustrazione, derivanti da una serie di eventi che hanno travolto l'autrice nelle ultime settimane.
Buona lettura.


Oggi voglio soffermarmi su alcune espressioni che, per me, rappresentano delle vere idiosincrasie linguistiche. Mi riferisco soprattutto a frasi di circostanza che vorrei fossero estirpate da questo e da ogni  altro universo possibile.

"Ti vedo bene!"
Cosa mi stai cercando di comunicare? Che il mio aspetto non ti nausea? Che hai un'ottima vista? Che sembro sì un essere umano, ma non degno di un più sentito apprezzamento? Cosa???
Quando sento questa frase penso sempre che se TU, mittente, hai avuto la necessità di comunicarmi questo messaggio, probabilmente è perchè in un passato non troppo remoto NON MI VEDEVI BENE.
Insomma, è come se mi dicessi: "Ciao! L'ultima volta che si siamo visti eri un roito, ma ora sembri leggermente migliorata. Complimenti". Grazie.
Da evitare, almeno quanto "Sei davvero molto molto dimagrita dall'ultima volta! Stai benissimo!" - soprattutto se l'autostima dell'interlocutore è legata alla sua massa corporea.

"Non te la prendere, sto cercando di sdrammatizzare"
Se "me la sto prendendo", mi pare evidente che il tuo "sdrammatizzare" NON ERA RICHIESTO.

"Ma ora non abbatterti!".
Le circostanze che portano all'epifania di questa frase dovrebbero farne capire l'inutilità:
1) Tu mi vedi GIA' triste, per cui la tua frase non può sortire il suo effetto; apprezzo il pensiero, ma sarebbe stato meglio un "Dai, fatti passare questa tristezza e vieni a ubriacarti con me".
2) Tu PENSI che io sia triste, ma magari sto solo meditando sui problemi dell'umanità e/o non ho voglia di fare il pagliaccio Baraldi con te. Apprezzo di nuovo il gesto, ma fatti i cactus tuoi.
3) Tu ritieni sciocca la questione per cui io potrei rattristarmi, e cerchi di dissuadermi; non apprezzo il gesto e fatti i cactus tuoi.
Poi, "abbatterti"?? Sono forse un albero con istinti masochisti?

"Cribbio!".
Non commento, mi limito ad aborrire.

"Ti trovo in forma!"
NO.
"In forma". QUALE forma? Anche "rotondo" è una forma. Anche un dugongo ha una forma. Qualunque oggetto/persona/animale/pianta che abbia una consistenza solida ha una qualche dannatissima forma.
Poi, "mi trovi"? Perchè, secondo te mi stavo nascondendo? Purtroppo mi hai trovato, spero di essere più fortunata la prossima volta.

Finisce la mia top five di "Espressioni per cui il mio prossimo dovrebbe essere trasformato in una pignatta".
Consideratevi avvisati.