domenica 30 giugno 2013

Cronache dal fronte - E vissero tutti felici e contenti

Finalmente è arrivato il momento che tanto aspettav(am)o: la fine di questi dannatissimi lavori.
Giovedì, all'alba delle 7:50, è suonato il citofono, annunciandoci l'arrivo degli operai.
Arrivo che, peraltro, ci ha colti del tutto impreparati, poichè li aspettavamo in tarda mattinata: io e mia madre eravamo ancora in pigiama, mio padre stava dormendo. Siamo riusciti in meno di 5 minuti a dare una parvenza di famiglia - Mulino Bianco, vestendoci con una velocità che avrebbe fatto impallidire Arturo Brachetti e spostando materassi, scatole, sedie e vestiti da una stanza all'altra praticamente volando.

Dopodichè, per me arriva l'ignoto: mi sono defilata, con la scusa di andare in università a studiare, e sono tornata alle cinque del pomeriggio, riuscendo a scansare per un pelo una sorta di tempesta monsonica che si è abbattuta su Milano all'improvviso.

Senza tediarvi ulteriormente, vi dirò che la mia nuova stanza mi piace tantissimo, è piena di mensole, ripiani e armadietti dove sistemare tutta la mia quintalata di roba - c'è talmente tanto spazio che mi avanza.
La scrivania è immensa, e ho persino una mensola dedicata quasi esclusivamente ai miei cd! Non vi nascondo che è la parte di cui vado più fiera, spero di riuscirla a riempire tutta entro la fine dell'anno.
La camera in generale non è enorme, ma tanto io passo la mia vita seduta sul letto, quindi sono soddisfatta.

Vi lascio con due foto significative: il "prima" e il "dopo" dell'operazione di svuotamento degli scatoloni.
Potete immaginare la faccia di mia madre quando è entrata e ha visto la stanza nel pieno marasma, ho temuto svenisse sulla soglia.



lunedì 24 giugno 2013

Cronache dal fronte - Episodio III

Siamo alfin giunti al terzo e - si spera - penultimo episodio di questa saga devastante e ben poco interessante.

La terza puntata racconta di alcuni architetti che prendono la laurea su ebay e di falegnami che spostano divani grazie a eleganti movimenti di panza.

Ebbene, oggi i pittori hanno deciso di affrescare i bagni e la cucina, mentre nel pomeriggio i mobilieri si sono dedicati allo smontaggio della camera sul retro e al rimontaggio nella stanza che un tempo fu mia.
Per permettere il trasporto, abbiamo dovuto svuotare le ante del mobile, facendo diventare il letto dei miei una sorta di deposito-montagna insormontabile di roba; ho scoperto persino di avere un corredo di nozze tutto mio e non vi nascondo che ciò mi terrorizza.
 
Ma lo zenit della giornata campale è stato il momento in cui la vecchia stanza ha iniziato a essere decomposta (e poi a ricomporsi nella nuova).
Un rapido elenco delle incredibili scoperte che ci hanno travolto:
  1. Dietro gli armadi c'era uno strato di nerofumo agghiacciante, donato dalla condensa: sì, perchè quando questo palazzo fu costruito, dieci anni fa, decisero di fare in modo che nemmeno un grado di calore andasse disperso; così, l'intero immobile fu circondato da uno strato di isolante totale, il che consente alla muffa di annidarsi negli angoli più accoglienti dell'appartamento.
  2. Il divano-letto si trovava estremamente a suo agio nella vecchia collocazione, e non aveva alcuna intenzione di muoversi da lì. Dopo parecchi sforzi finiti nel nulla, il signor falegname/mobiliere/facchino/tuttofare ha dato sfogo alla sua frustrazione tirando una poderosa panzata al suddetto divano, facendolo spostare dalla sua sede di quasi mezzo metro. Quello dunque è stato il metodo prescelto per la transumanza del sofà.
  3. Qui arriva la parte davvero spassosa: le due stanze dovevano avere la stessa dimensione, anzi, secondo le misurazioni dell'architetto doveva essere addirittura 3 cm più lunga! Peccato che, invece, la "nuova" stanza sia ben 5 cm più corta: SORPRESA! I mobili, quindi, non entrano fisicamente nella stanza: non abbiamo potuto montarli interamente e rimarremo fino a giovedì senza un pezzo di armadio (e con una marea di roba extra in giro per la casa).
Si sta dimostrando più arduo del previsto.

giovedì 20 giugno 2013

Cronache dal fronte - Episodio II

Eccomi di nuovo qui a scrivere il resoconto di questi giorni di caos totale.

Il divano dello studio è ormai divenuto il mio habitat, ci passo la metà delle mie giornate; ho scoperto che è un comodissimo poggia-terga e, peraltro, sa confortarmi come nessun'altro nella preparazione dei miei esami. Lui mi capisce, mi supporta e mi coccola. Non grugnisce se io inizio a urlare in cinese perchè non mi ricordo qualcosa o perchè sono stufa di questo caldo asfissiante che ha attaccato Milano.
Vi lascio una diapositiva della stanza in cui sto passando le mie giornate: 


Ieri pomeriggio, ad esempio, sono stata rintanata nello studio dalle 15 alle 19: era il grande giorno dello smontaggio della mia vecchia camera. Un po' di malinconia ha preso il sopravvento alla fine, poco prima che arrivasse l'ora X, ma quando ha suonato il citofono le mie antenne si sono rizzate: ECCO GLI OPERAI.
Ora, dovete sapere che nell'immaginario collettivo delle donne "l'operaio" è una specie di maschione superdotato, aitante e muscoloso, pronto ad appenderti a una parete come una mensola e frullarti fino a che dimentichi pure il tuo nome.
Ecco.
Non dico che mi asettassi chissà quale sosia di Chris Evans, ma quantomeno non due esodati della Fabbrica Wonka. Sì, signori, perchè quelli giunti in casa mia non potevano essere altro che Oompa Loompa.


Dopo che i suddetti impiegati della Fabbrica Di Cioccolato, tra mille peripezie, sono riusciti a smontare tutto, ciò che mi si è presentata davanti è stata una stanza vuota, stuprata e irriconoscibile.
"Grande scoperta hai fatto", direte voi; e avete ragione, ma lo shock è stato notevole.
Senza soffermarmi sui buchi alle pareti, vi dirò solo che il parquet è un'invenzione del demonio e perde colore se viene coperto: ergo, sul pavimento della stanza ora vi è una perfetta planimetria del vecchio mobilio. Mi auguro che il tappeto con cui abbiamo intenzione di coprire il danno sia abbastanza grande.

Ultima immagine con cui voglio lasciarvi è la spartana sistemazione che mi sono procurata per la notte: due materassi come giaciglio, una sedia come comodino e una simpatica lampada da scrivania che non vedeva l'ora di essere utilizzata come abat-jour di emergenza.


"Che desolazione", ha esclamato mia madre.
"Davvero vuoi dormire così?", ha chiesto mio padre.
"Spaccialo per Feng Shui", ha commentato un conoscente, esperto di design.
Qualunque sia la vostra opinione, la mia è che non ho mai dormito così comodamente in tutta la mia vita.

giovedì 13 giugno 2013

Cronache dal fronte - Episodio I

Casa mia è in pieno marasma.

Perchè? Semplice: stiamo cambiando parte dell'arredamento e, nel mentre, ne approfittiamo per imbiancare.
"Che sarà mai!", direte voi: avete ragione, non dovrebbe essere un evento particolarmente truculento e di interesse, ma non è così. In casa mia questo imminente quasi-trasloco si sta vivendo in un'atmosfera di caos, disagio e sfasamento dalla realtà - anche a causa dei miei esami universitari imminenti e della partenza per le vacanze dei miei [beati loro (SIGH, SOB, ARG)].

La situazione è questa: settimana prossima verranno degli operai a smontare una delle stanze, che gli imbianchini dovranno imbiancare, poi torneranno altri operai a smontare un'altra stanza e a montarla nella camera precedente svuotata; al che gli imbianchini dovranno occuparsi della povera camera rimasta vuota e, infine, verranno altri operai a riempirla con i mobili nuovi, che - si spera- siano di facile assemblaggio.
Nel mentre, dovremo far imbiancare anche il resto della casa, imballare tutta la cristalleria e i libri (chilometri di libri!) e rifare i collegamenti del telefono e del modem.

Molto bene.

Quindi, è da qualche giorno che io - la titolare della prima camera da svuotare - sto impacchettando l'inverosimile, trovando sotterrati nei meandri degli armadi e nei fondi dei cassetti roba che non vedevo forse da quando facevo la terza media (NdR: ora sono al terzo anno di università); ho riesumato persino un pallone sgonfio, una pianola perfettamente funzionante e tre trottole "beyblade" con cui sfidavo in scontri truculenti i miei compagni dodicenni (peraltro vincendo, perchè almeno in questo avevo culo).

Ieri, poi, il momento più tragico: ho inscatolato la mia collezione di DVD, i miei preziosissimi CD e tutto il mio set da disegno. Non li vedrò fino al 28 di giugno. Non so se riuscirò a sopravvivere.
Domani mi toccherà svuotare gli armadi: non so dove potrò infilare le mie scarpe, che per ora sono stipate nelle rispettive scatole, in un decente, seppur precario, ordine. Ah, sappiate che ne ho 42 paia, quindi non è un problema irrilevante.

Ciliegina sulla torta, una collega di mia madre OGGI ci ha portato una lucidatrice rotta, cosicchè mio padre - provetto aggiustatutto - possa darle un'occhiata. Ma, benedetta donna, possibile che tu non capisca che in questo cantiere che è il mio appartamento non abbiamo più spazio nemmeno per respirare, figuriamoci se possiamo ospitare la tua pantagruelica aspira-dissolvi-svaporizza-lucidatrice, peraltro ROTTA?
Sono basita.

Presto nuovi aggiornamenti, sempre se sarò in grado di ritrovare il computer in mezzo a tutta questa roba.

lunedì 3 giugno 2013

"Copia e incolla, non sarei riuscita a dirlo meglio..."

Sono passati quasi due mesi, ormai, da quando sei partito.
Sei andato lontano, per lavoro.
Mi hai detto di non aspettarti, di divertirmi.
Ma mi hai anche chiesto di venire a trovarti, di scriverti... mi hai promesso che non ci saremmo persi.
Mi hai promesso che non avremmo perso ciò che avevamo.

Ci sentiamo spesso, è vero...le solite frasi: "Come va?", "Com'è il tempo?", "Come passi le tue giornate?".
Quanti discorsi pieni di parole vuote.
Probabilmenteanche tu hai tante cose da dirmi, ma non riesci
O forse hai messo tutto da parte, come hai sempre fatto.
Per me è così: ho imparato da te.

Da quando sei andato via, infatti, è come se mi fossi inaridita.
Ho messo il mio cuore in stand-by e ho deciso di non pensare...non pensare a te, non pensare a noi. A quel noi che tanto ho amato, tanto ho aspettato e tanto dovrò aspettare per sapere se esisterà ancora.
Dio, quanto è difficile.
Non so nemmeno cosa voglio, ora. Anche perchè non so cosa vorrai tu (e nemmeno tu lo sai), quindi come posso pensare al nostro futuro?

Mi sono trincerata, nascosta dietro un muro.
Gli altri lo sanno, ma fingono che vada tutto bene.
O, almeno, l'hanno fatto fino a oggi.
Quando il tuo amico mi ha chiesto di te, credo di esser diventata pallida, forse ho anche balbettato. Ci ho messo qualche secondo per capire che lui aveva attraversato quella barricata invisibile che mi ero costruita con tanta cura.
Anche lui deve aver capito che non mi aspettavo quella domanda.
Nella stanza è calato il silenzio, mi fissavano tutti. Ora rido, se penso alle loro facce. Forse temevano che sarei scoppiata a piangere, che avrei detto: "Non lo so, non ci sentiamo più". In effetti, me l'hanno anche chiesto. No, ci sentiamo. Il problema è come, ma queste informazioni a loro non possono interessare.
A loro interessi tu, perchè sei tu il loro amico, il ragazzo fantastico che tutti adorano, il pagliaccio della situazione, ma anche l'amico più premuroso e sveglio che hanno. L'anima della festa, ma anche quello che sa sempre qual è la scelta giusta da fare.

Sempre, tranne quando si parla di noi.
L'hai detto tu, è una storia così semplice da essere la più complicata di tutte.
Già.
 Forse è proprio questo il motivo per cui non voglio pensare: in tutti questi anni, ogni volta che ho provato a programmare la mia vita per ottenere qualcosa da te, ho fallito; l'unica volta in cui ho deciso di lasciarmi travolgere dal caso, ho scoperto di aver ottenuto ciò che avevo smesso di desiderare.
Quindi, non mi resta che continuare su questa strada.
Ho anche smesso di piangere, sai? Sto migliorando.
Spero.

"Non devi avere paura. Non possiamo perdere qualcosa che è solo nostro e che nessuno ha mai toccato".