lunedì 30 settembre 2013

Di laureati, laureandi e laureanti.

"Tra poco mi laureo".
È da settimane che questa frase sembra perseguitarmi: nel giro di due mesi sono stata invitatata a cinque lauree e ad altre cinque dovrò presenziare entro dicembre. Oltretutto io rosico moltissimo sapendo che i miei compagni del liceo, che hanno appena finito la triennale, possono vantarsi di avere un titolo in mano, mentre io dovrò aspettare ancora due anni accademici.

Cosa succede quando ci si laurea?
Gli scenari, di solito, sono i seguenti:
- Il laureato/la laureata si ubriaca entro un'ora, azzera le proprie capacità cognitive, si dimentica persino come si chiama sua madre e tende ad abbracciare chiunque - o qualsiasi cosa - gli/le capiti a tiro;
- I genitori del laureato dispensano sorrisi, offrono caramelle, confetti, pizzette, focacce e innumerevoli bicchieri di spumante a tutti, soprattutto alle donzelle arrampicate sui tacchi, forse nella speranza che, traballando, offuschino il ricordo della propria prole ubriaca come Bacco;
- I nonni o i parenti anziani non capiscono nemmeno il voto con cui il novello dottore si è laureato o, peggio, non si ricordano nemmeno la facoltà. Una volta andai a una proclamazione durante la quale perdemmo la nonna; dopo quasi venti minuti di vane ricerche l'abbiamo recuperata alla festa di un altro laureato.
- Il fidanzato/la fidanzata cerca di rendere tutto perfetto, versa fiumi di spumante (a tutti, ma non al suo amore), sistema i tovagliolini in armoniose spirali che nessuno noterà e posiziona le bottiglie di vodka in ordine cromatico; alla fine se il laureato è uomo, l'amore si offenderà a morte per essere stata/o ignorata/o quasi tutto il tempo, se la laureata è una donna, l'amore sarà occupato a tenerle la testa mentre vomita.
- Gli amici, dopo aver intonato il consueto "DOTTORE, DOTTORE, DOTTORE DEL BUCO...", si metteranno all'opera per fare ubriacare l'oggetto del festeggiamento (come se ce ne fosse bisogno) e fargli dimenticare la via del ritorno a casa.

Il passo successivo sta nell'analizzare la psicologia degli invitati:
- ci sono quelli che ancora sono lontani dal laurearsi  (perchè indietro, giovani, o perchè non fanno l'università) che rosicano parecchio e spesso passano la festa a pensare "tanto è solo la triennale, dovrà continuare a sgobbare anche lui", oppure "Tanto c'è crisi, non troverà mai un lavoro"; io li definisco i "laureanti": coloro che incarnano lo spirito dell'anti-festa, gli smorzatori dell'entusiasmo e, in generale, gli stronzi.
- ci sono quelli che stanno per laurearsi che tremano di paura all'idea di dover discutere la tesi o di prendere un voto basso, così si nascondono in un angolo a calcolare la media ponderata dei propri voti e a cercare il logaritmo che darà la certezza matematica di ottenere il bacio accademico; il più delle volte i laureandi scappano a casa dopo dieci minuti per ripassare le tabelline e le Guerre Puniche "Perchè non si sa mai"
- ci sono quelli che fanno i taccagni e non vogliono mettere i soldi per il regalo (giustificandosi: "Non mi piace la vostra scelta" o "Lo faccio con un altro gruppo, che mi è più comodo" o "Per la triennale non spendo soldi")
- ci sono quelli che si presentano in tuta "perchè tanto al festeggiato non gliene frega niente" e quelli che invece hanno svaligiato via Montenapoleone e probabilmente anche la Torre di Londra "perchè altrimenti il festeggiato si offende"
- e poi ci sono quelli che se ne fregano di tutto e sono solo felici per il traguardo raggiunto dal novello dottore. E, diciamolo, queste sono le persone migliori: perchè, per quanto ci sia crisi, per quanto sia solo la triennale, per quanto la laurea sia solo un pezzo di carta, è un momento forte della vita di una persona ed è bello poterne gioire con persone genuinamente contente per te. Quindi, se dovete borbottare, state a casa; oppure ubriacatevi e annegate il vostro pessimismo cosmico nella gioia di qualcun'altro. PROSIT.