“Tesoro, mi accompagneresti in centro?”
“Ma non c’è lo sciopero dei mezzi?”
“Ho controllato, la metro funziona”
“Mmmm…ok. Dove vuoi andare?”
“A fare due passi”
Questa è stata la conversazione con cui stamattina Madre mi ha dato il buongiorno. Faceva freddo e non avevo voglia di uscire, ma l’alternativa era rimanere in casa studiare diritto commerciale – ergo, sono volata fuori.
E ho fatto bene.
Quell’angelo in terra che è la mia genitrice non mi ha portato a fare due passi, mi ha portato in paradiso: LA FIERA DEL CIOCCOLATO.
Un minuto di silenzio, in memoria della visione celestiale che ho avuto davanti.
Banchetti pieni di praline, tronchetti, tavolette e mini sculture di ogni tipo. Cioccolato bianco, fondente, al latte, con le nocciole, con i frutti di bosco, al pistacchio, alla fragola…
Ingrasso solo ripensandoci.
Io e Madre ci siamo aggirate tra gli stand a caccia di assaggini, riuscendo ad accaparrarci una quantità indicibile di arancia candita e baci al tartufo. Sì, siamo due scroccone coi fiocchi.
Dopo aver analizzato attentamente i prodotti, ci siamo decise ad acquistare giusto un paio di cose:
- un martello di cioccolato fondente, per il povero padre che era al lavoro (il martello ha un significato profondo nella simbologia della nostra famiglia);
- due etti di praline al rum ricoperte di finissimo fondente 80%, cui madre ha fatto la corte per una mattinata intera;
- una stecca di cioccolato bianco al pistacchio, il mio personale peccato di gola.
Ora posso morire felice.